Per un umanesimo economico
Dice il saggio
Da tempo i due curatori di questo Dizionario, che aggiunge Nuovi sviluppi alla prima edizione del 2009, si occupano dei rapporti tra economia ed etica nella convinzione che al mercato non spetti soltanto il compito “di produrre ricchezza, ma anche di porsi al servizio dello sviluppo umano integrale, di uno sviluppo che tenga in armonia tre dimensioni: quella materiale, della crescita, quella sociorelazionale, quella spirituale”. Questo distingue l’economia civile da quella incivile, posta invece al servizio esclusivamente della prima dimensione.
Quando leggiamo che i numeri della crescita sono positivi, ma la gente sta peggio, fa fatica ad arrivare alla fine del mese, la ricchezza è mal distribuita, gli individui sono frustrati e infelici, qualcosa non sta funzionando dal punto di vista dell’economia civile.
In un certo senso, dichiararsi un sostenitore di questo indirizzo (che non è una vera e propria scuola economica), significa interrogarsi criticamente sul capitalismo, sul principio della libertà economica e sulla sua compatibilità con le esigenze di giustizia e di solidarietà. Il che non significa schierarsi contro la logica del capitale, ma provare a ripensarla dentro un orizzonte, appunto, di civiltà e di umanità, che non lasci indietro nessuno, e si preoccupi in modo non semplicemente filantropico degli ultimi. Combattere, come si diceva un tempo con il linguaggio riformista, contro il capitalismo selvaggio.
Per certi versi, questo indirizzo si incrocia con il Mauss, il movimento antiutilitarista delle scienze sociali, con le tematiche della sussidiarietà, del dono, della circolarità, con il non profit, il microcredito, con tutte quelle pratiche ed esperienze cioè che considerano lo scambio finalizzato all’interesse (il totem dell’economia classica) solo uno dei moventi della vita sociale, ma non il solo né il più importante.
Dicevamo che la prima edizione del dizionario risale al 2009, e non è un caso, dal momento che, stante il dominio dell’economia incivile, in quel periodo si “era “in piena crisi finanziaria ed economica”. Allora, come sostengono gli autori, apparve persino bizzarro scrivere e parlare di certi argomenti. Non lo è affatto ora in un momento in cui soffiano venti di guerra che rendono tutti più poveri e indebitati e alle tradizionali disuguaglianze si aggiunge, con sempre maggiore urgenza, la crisi ambientale, anch’essa portato di un primato indiscusso dell’economico, della produttività, del Pil, della crescita fine a sé stessa, dello sviluppo insostenibile. Sarà fecondo, non solo per gli economisti, ma anche per gli studiosi del sociale e per il mondo della politica, confrontarsi con le voci di questo dizionario di 600 pagine, in cui compaiono categorie, concetti, sistemi, idee, paradigmi, parole chiave ma anche le storie e le vite delle persone che, appassionatamente, hanno contribuito a rendere più civile l’economia. Si pensi a Federico Caffè.