Alle radici (sub palatino)

Tante storie

Rita Volpe
Roma arcaica e repubblicana
Carocci 2024, pp. 261
€ 15,00

In una veste editoriale agile, e a un prezzo contenuto, 15 euro, si presenta questo libro di Rita Volpe, Carocci Editore: “Roma Arcaica e Repubblicana”, Collana “I Luoghi dell’Archeologia”.

Pur risultando di complessive 161 pagine, è il centinaio di esse posto al centro, quello più strettamente dedicato alla ricostruzione storica. La parte iniziale, la Storia degli scavi archeologici, e quella finale, sui miti e simboli della romanità, fino al cinema (limitatamente alla Roma Repubblicana), sono ricche di curiosità interessanti, ma diciamo che rappresentano, la prima una sorta di antipasto; la ultima il dessert di fine pasto.

Il centro “del pasto” coincide, mi si passi l’aggancio culinario, appunto con il centro del testo.

L’Autrice ci racconta che, sostanzialmente, lo smembramento in primis del Foro, Colosseo, e Palatino(in secundis del resto) della Roma Pagana, avvenne nelle grandi “Stagioni” Rinascimentale e Barocca, aggiungo io, a braccio, dalla costruzione di Palazzo Venezia, circa 1430/1450, fino all’Epopea Piranesiana, metà ‘700, l’alba del Neoclassicismo, con un Decreto di Papa Benedetto 14mo, il Cardinal Lambertini di Bologna, che decreta lo Stop, da una parte ai saccheggi e alle cave tra le rovine, ma dall’altra promuove il Culto dei Martiri, all’interno di ciò che resta delle rovine.

Praticamente, per oltre 300 anni la Roma Pagana è una enorme Cava a cielo aperto.

Tutto vero. Guardate le facciate (non solo quelle, ma anche il resto) delle chiese di Roma Centro; e vedrete tutti pezzi di marmo “di spoglio”, rigorosamente uno diverso dall’altro: così, come si dice, “quello che è uscito dalla porta, rientra dalla finestra”. Ovvero, si perpetua l’Eternità della Roma Pagana, “Sub specie Christiana”

 Per dirla con L’Avvocato, cristianizzato, Tertulliano: “Noi che eravamo Pagani, siamo rinati Cristiani”.

C’è da aggiungere che poco dopo l’Editto di Costantino, gli stessi Cristiani, già alla metà del Quarto Secolo Dopo Cristo, cominciano la Spoliazione di grandi edifici pagani. La “Prova del Nove” è il “Portico degli Dei Consenti”, sotto il Campidoglio, di Giuliano Imperatore, del 363/5 D.C. L’Imperatore stesso tenta di frenare l’avviato Saccheggio nel Foro.

E, complici certo, Alarico (410) e Genserico (455), per tutto il Millennio, fino al Rinascimento, Roma, non per 300, ma per 1300 anni, è una Cava a Cielo Aperto. Per quello che resta oggi, forse l’esempio più conclamato è Santa Sabina all’Aventino, di massicci innesti pagani su pianta di Basilica Cristiana (peraltro tra il Quarto e Quinto secolo, evidente rimasticatura di modelli pagani, come murature decisamente Tardo Pagane, per almeno i primi 200 anni!).

Ciò detto, il testo è molto ricco di notizie, diciamo a partire con gli scavi metodici, da Roma Capitale all’oggi, 150 anni. Qualche volta si ha un po’ la sensazione di “horror vacui”, la paura di scordare quel nome, quel reperto, quella struttura. Ma il racconto scorre bene, nel complesso.

Mettiamola in questo modo: in questi 150 anni, si è cercato di arricchire il pochissimo che rimaneva, dell’Età Arcaica” nel 1870, fine dello Stato della Chiesa. Il Bilancio è che si sono trovate diverse strutture interessanti, andando sempre più giù, 10,15,18 metri sotto terra. Frammenti di un passato remoto, che aggiungono dettagli, almeno dalla Fondazione fino alla Conquista della Grecia, del 146 A.C.

Tutto può essere interessante, rivalutato, ricontestualizzato, giustamente. Resta il fatto che, da quello che mi è parso di capire, la cittadina etrusca, animata e vivace, che caccia Tarquinio nel 509 A.C, stando a Livio, resta strutturalmente ancora etrusca, almeno fino alla conquista di Veio, 130 anni dopo (ma io penso anche oltre).

Diciamo allora che della Roma che si prepara alla conquista dell’Italia, alba Terzo Secolo A.C., e fino al 146, caduta di Cartagine e Conquista della Grecia. Anche di questi 150 anni di Storia Repubblicana, abbiamo tanti pezzettini. Come se di un mosaico fatto da 1.000 tessere ne avessimo 70/80… ma sono sparpagliate: e la idea del disegno resta molto vaga.

Pensare! Ai tempi dell’Incendio di Roma di Nerone, anno 64 D.C. 8 Decimi della città va in fiamme. Allora?… la frase di Augusto, che diceva di avere ereditato una città di mattoni e averla trasformata in marmo? Anche allora…. Propaganda… Filo Senatoria… comunque Propaganda!