Monaci prudenti (o profetici)?

Il libro del mese

I codici di Nag Hammadi,
a cura di A. Annese, F. Berno, D. Tripaldi,
prima traduzione italiana integrale, Carocci, 2024, pp.712
€ 59,00

Prima di proporre la mia visione su questo testo massiccio, I Codici di Nag Hammadi, un chiarimento semplice.

Pubblicazioni come queste, di oltre 650 pagine piene, al 98% di traduzioni, su questi argomenti, diciamo che richiedono quantomeno predisposizione mentale, unite a indubbia curiosità intellettuale, e, mi si perdoni, una bella dose di pazienza, e tempo: aggiungerei anche di Fede, di una certa consistenza.

Nag Hammadi 1945, e Qumran 1947. 2 fiumi di integrazioni, molto diversificate, ai testi ufficialmente approvati tra Nicea 325 D.C., e, quasi 150 anni dopo, Calcedonia (che comunque non riuscirono a provocare una Versione davvero Unitaria tra i Cristiani: tanto che il Dio Monofisista, di pura Natura Divina, si annida ancora nella Chiesa dell’Alto Medioevo, dopo il 476 D.C.).

Alle radici della Chiesa Copta in Egitto. Excursus storico.

Anno 31 A.C. Battaglia di Azio, tra Augusto e Marco Antonio/Cleopatra, secondo la tradizione morti suicidi dopo la sconfitta. L’Egitto è ora Romano, dopo essere stato Greco Alessandrino.

E, all’interno dell’Impero è la Provincia più prestigiosa e ricca di tutte, giustamente incamerata da Augusto. Ai margini di questa realtà, in Cirenaica, nasce Giovanni, detto anche Giovanni Marco. Siamo ancora sotto Augusto. Giovanni Marco è quasi coetaneo di Gesù Cristo.

Passano circa 30 anni: Giovanni Marco si è trasferito da Cirene ad Alessandria, ha viaggiato in Egitto e zone limitrofe, ed è stato sicuramente tra i 70 discepoli di Nostro Signore: anno 42 circa, Giovanni Marco torna ad Alessandria, e dà inizio a una intensa Predicazione. Con l’Imperatore Claudio, i romani non creano grossi problemi (anche perché per loro le differenze tra Giudei Giudei e Giudei Cristiani, sono incomprensibili: una ennesima variante delle centinaia di Culti nell’Impero).

Infatti è sotto Claudio che le prime “cellule” cristiane arrivano in Occidente.
Ma le cose cambiano, sonoramente, con Nerone, particolarmente dopo l’Anno 62, quando il giovane si è totalmente liberato di nemici e spie, messe a vario titolo alle sue costole da Agrippina.
A questo punto, per la vita di Giovanni Marco, il Futuro Evangelista, abbiamo 3 date, del Padre della Chiesa Cristiana Copta.

1)Anno 61/62: Giovanni Marco si ritira a vita privata, nomina un successore, Ananio, di fatto il primo “Papa Copto”, probabilmente morendo dopo qualche anno.

2) Giovanni Marco continua a lavorare e a predicare, finché non viene condannato, sotto Nerone, anno 68, e trascinato da una quadriga per tutte le strade di Alessandria (se avete presente, la fine crudelissima di Messala, nella famosa gara in Ben Hur 1959!).

3) Alcuni spostano la data della morte intorno all’anno 80, forse ucciso per volere di Tito. Ma una vita così lunga, pur non impossibile, a me sembra altamente improbabile.

Comunque la Chiesa Cristiana di Egitto è nata.

E prospera vigorosamente, tanto che, intorno alla Metà del 3° Secolo A.D., oltre la metà degli Egiziani, almeno quelli dei centri più abitati, sono battezzati e praticanti. Proprio un attimo prima che l’Impero sia squassato da un Doppio Terremoto.

Anno 247/8: L’Imperatore Filippo (poi detto L’Arabo), celebra il Millennio di Roma, come si vede a chiare lettere sule sue monete d’oro, argento e bronzo, seguite dalle Emissioni di Decio, che divinizzano i più grandi degli imperatori, anno 249/250.

Ma, tra pochissimi anni l’Impero sarà al collasso e vergogna tra le vergogne, l’Imperatore Valeriano sarà catturato e imprigionato dai Sassanidi. Negli stessi anni si scatenano le persecuzioni contro i Cristiani, proprio ad opera di Decio prima e Valeriano dopo; anni 50 del Terzo Secolo (attenzione alle date). Se a ciò si aggiunge quanto avviene poi con Diocleziano 30 anni dopo, non si può non parlare quantomeno di una battuta di arresto delle conversioni.

Una fondamentale integrazione a quanto detto viene dai meravigliosi “Ritratti del Fayoum”, si può a tutti gli effetti dire, il Canto del Cigno del Mondo Pagano. Volti accuratissimi ed espressivissimi, di qualità spesso superba, che hanno una precisa e ben definita Stagione: circa 50 D.C./circa 250 D.C. Datazioni posteriori di questi capolavori, avvolti ancora nella vecchia tipologia delle Mummie, sono davvero pochissime: come per Pompei ed Ercolano, sono la foto, la epigrafe di un mondo che muore.

La Chiesa Copta passa il più crudele periodo delle persecuzioni, ma rinasce, e a Nicea, Sant’Atanasio è uno degli estensori del Credo Niceno, ed è venerato come uno dei Padri della Chiesa.

Ma, ora che i Pagani, in Egitto, sono davvero ridotti ai minimi termini (come si vede nel film “Agora” di Amenabar), si profilano enormi problemi con una quantità di manoscritti su Gesù, scritti in greco a partire dalla prima metà del Secondo Secolo D.C., poi tradotti, e probabilmente rimaneggiati in Copto, la ultima derivazione del Demotico Egizio/Tolemico, tra la fine del Secondo Secolo, e almeno fino al Quarto, avanzato.

Sono narrazioni “alternative” ai testi ufficialmente approvati: parlano di cose complesse, in un linguaggio da decifrare, per pochi; e presentano il Salvatore come una figura più che “Nata sulla Terra”, come “Scesa sulla Terra”, una emanazione di Realtà lontanissime e diversissime, che è stato predestinato per assumere un corpo in tutto e per tutto umano, e una mente e una anima che parla quantomeno in due lingue: quella per la gente, il popolo, diremmo per cui si serve di un “sermo comunis”, e quello che è il linguaggio e i racconti riservati ai più fedeli apostoli e discepoli.

Un linguaggio pieno di rivelazioni, racconti e immagini, che affascinano: perché certo, vengono dette molte altre cose oltre ciò che il popolo di Dio deve sapere: ma è anche probabile che Atanasio, che certo queste cose le conosceva, abbia trovato impraticabile la possibilità di includere questi testi nella Liturgia Ordinaria (anche per possibili aggiunte e rimaneggiamenti, nel corso di 200 anni).

E quindi, fine Quarto Secolo, secondo alcuni, alba del Quinto: per salvare questi manoscritti, comunque fascinosissimi, dall’ordine di distruggerli, e probabilmente condannare tutti in monaci che non erano in linea con la Chiesa Cristiana uscita da Nicea (e prima di Efeso e Calcedonia), qualcuno di costoro avrà pensato di nascondere ciò che rimaneva di queste altre storie.

Esattamente come, 17 secoli prima, viene addirittura proibito di fare il nome di Akhenaton, il Primo Monoteista, padre di Tutankhamon. E a noi, il più splendido dei Tesori dalla Valle del Nilo! “Ciò che è il Passato, è solo il Prologo”.