Donne e ministeri
Senza impedimenti
È uscito da circa un mese un testo agile, variegato, plurale e accurato, frutto del clima di dialogo voluto, cercato e attivato da papa Francesco.
Parlare ufficialmente di donne e ministeri e specialmente di ministero ordinato è stato fino a pochi anni fa un vero e proprio tabù, anche se da decenni (minimo), il confronto continuava serrato: per questo, specie dopo il passo lungamente meditato nella chiesa anglicana d’Inghilterra alla fine degli anni ’80 e la prima ordinazione di 34 donne nel ’94, per tutta risposta i vertici cattolici hanno ribadito le posizioni del passato se possibile con un linguaggio più perentorio, più restrittivo, cercando così di non lasciare spazi ai dubbi. Il problema è che se si usa un linguaggio più rigido senza fornire argomenti convincenti si palesa la propria condizione di debolezza. I principali documenti di riferimento sono la dichiarazione Inter insigniores (1976) della Congregazione per la dottrina della fede e la lettera apostolica Ordinatio sacertotalis (1994) di Giovanni Paolo II.
Meccanismi di difesa
Quali sono le basi bibliche, patristiche, sistematiche di tali documenti? Quale visione ecclesiologica trasmettono e in quali contraddizioni canoniche inducono? Ecco lo sforzo degli autori dei contributi del testo curato da Andrea Grillo (lui stesso uno degli autori): riattivare ed estendere una riflessione che dovrebbe essere di tutto il corpo ecclesiale, su questo come su altri temi, in fedeltà al cammino sinodale. Come ricorda Marinella Perroni nella sua ricca prefazione, la questione irrisolta della configurazione ministeriale della chiesa cattolica con tutte le implicazioni relative non può più essere rimandata.
I battezzati – pur nelle differenti situazioni locali o culturali implicate – non sono stati spesso invitati a crescere in consapevolezza e corresponsabilità, ma piuttosto ad essere obbedienti e fedeli ad una volontà di Dio o di Gesù da assumere docilmente come una medicina prescritta dal dottore, come pillola da inghiottire piuttosto che come un lauto pasto da gustare nei suoi tanti sapori e da condividere nella sua abbondanza. Ecco che allora la reazione di molti a chi cerca di aprire una riflessione che vuole liberare energie e vita per il bene della chiesa e dell’umanità tutta, è la paura della destabilizzazione. L’inerzia davanti al cambiamento diventa negazione della realtà: ogni corpo cambia ed evolve come segno della propria vitalità, questo è accaduto molte volte anche nella storia del corpo ecclesiale.
Chi avrà coraggio di andare oltre affermazioni basate ormai solo sull’autorità della ripetizione e chi intuisce già un oltre stimolato dal cammino e dalle necessità dell’umanità stessa e vuole misurarsi con motivazioni fondate, troverà in Senza impedimenti moltissimi spunti utili.
Sei prospettive per tradurre la tradizione
Il contributo biblico di E. Buccioni, ricostruisce i contesti di citazioni bibliche che più che ascoltate sono usate a conferma delle proprie posizioni o talvolta pregiudizi, ma soprattutto discute le semplificazioni che inducono a sovrapposizioni indebite fra i Dodici, il ministero apostolico, il ruolo di guida pastorale o liturgica, lasciando emergere le figure femminili. Si tratta di leggere le narrazioni bibliche senza i filtri ideologici che spesso anche inconsapevolmente si adottano per lasciare emergere la complessità biblica che non pone alcun divieto ad una partecipazione ministeriale delle donne, come già rilevato fin dal 1976 dall’inascoltata Commissione biblica.
Cristina Simonelli propone il contributo patristico osservando come il riferimento all’autorità dei padri della chiesa avvenga acriticamente, senza discernere la curvatura prospettica del tempo, l’applicazione di esegesi discutibili che sul tema del ministero più che muoversi nella novità di Gesù e del NT, recuperano modelli del sacerdozio levitico. Con alcuni significativi esempi mostra come la cultura misogina e la convinzione della naturale inferiorità della donna impregnino processi di ragionamento invalidandoli. Nella seconda parte del suo contributo Simonelli attiva un ragionamento costruttivo che desume dal metodo patristico nei confronti della penitenza: ciò che alcuni non si sentono autorizzati a dare o a modificare (l’unico modo di essere perdonati è ricevere il battesimo), altri recuperano comprendendo di aver avuto fino a quel momento (III-IV sec.) un’interpretazione del vangelo e una prassi conseguente incredibilmente ristretta.
La dimensione canonico-giuridica è esaminata da Luigi M. Guzzo che con perizia riesce a mostrare come se si afferma l’uguaglianza battesimale e se ne rispetta il “diritto divino”, l’ordinamento canonico e il diritto penale finiscono in conseguenze paradossali o vere e proprie incoerenze quando sanciscono la riserva maschile. La conclusione è che, una volta rivelati alcuni alibi, non ci sono ragioni giuridiche plausibili non tanto per estendere qualità maschili alle donne, ma per rileggere il ministero nel suo insieme.
I tre contributi di Serena Noceti, Luca Castiglioni e Andrea Grillo che completano l’opera sono altrettanti affondi sul piano ecclesiologico, dogmatico e sistematico. Con un linguaggio estremamente accessibile viene analizzata prima di tutto la dimensione ministeriale con i limiti che vengono dai modelli preconciliari per arrivare ad una riflessione sul soggetto ministeriale nella chiesa che emerge dal Concilio Vaticano II: Noceti, esperta a livello internazionale sulla questione esaminata, mostra come parlando di ordinazione delle donne, molto dipenda da quale modello di teologia del ministero si tenga presente. Padroneggiando la ricerca storica, biblica e teologica degli ultimi sessanta anni, conduce all’evidenza della doverosa e non solo possibile uscita dal labirinto dei ministeri recuperando il fondamento pneumatologico e la prospettiva ecclesiale-funzionale dei documenti conciliari.
Proprio la questione femminile emerge durante il Concilio a partire dal ’64 e Castiglioni richiama i passaggi storici essenziali della questione fino ad oggi e in particolare dopo il ‘94, sia sul piano della crescente consapevolezza del tema, sia sulle numerose perplessità riguardo le motivazioni di fondo e lo stesso carattere di definitività delle parole del papa, da parte delle varie componenti del popolo di Dio interessate ad approfondire quella che a tutti gli effetti appare una ricerca aperta, già ampiamente esplorata soprattutto per il ministero del diaconato.
Argomenti e tattiche magisteriali sono infine analizzate da Grillo nel loro sviluppo storico. Questo contributo mostra limpidamente come argomenti classici siano stati abbandonati perché legati ad una società che non esiste più e come ciò che resta più che impedimento a includere diviene impossibilità di escludere.