Il mondo più mondo di Chiara Lubich

Testimonianze

C. Lubich,
Diario 1964-1980,
Città Nuova, pp. 663,
€ 35.00

Questo corposo volume, che raccoglie le pagine del diario di Chiara Lubich dal 1964 al 1980, lungo le quali scorre anche la storia ecclesiale e sociale di un ventennio, è parte di un più ampio progetto, che vede protagonisti il centro CCHL e la casa editrice Città Nuova, di pubblicazione di tutti gli scritti, editi e inediti, della fondatrice dei Focolari organizzati in tre blocchi: la Persona, dentro cui rientrano appunto i diari, la Vita spirituale e l’Opera.

Proprio questa divisione dà il senso della complessità e della potenza di una figura carismatica, che si è distinta nell’arcipelago cristiano sul piano organizzativo, profetico, ecumenico e culturale, un esempio di quel Vangelo annunciato e praticato proprio nel secolo della morte di Dio, del nichilismo e del disincanto.

Il volume, interessante sotto diversi punti di vista, merita di essere segnalato almeno per due aspetti: il primo riguarda il rapporto tra l’ispirazione e la prassi, quella prassi che proprio un’ispirazione guidata da solidi principi è in grado di attivare; il secondo riguarda il rapporto, parallelo al primo, tra interiore ed esteriore, tra il momento individuale della preghiera e della meditazione e quello collettivo dell’apertura, della relazione, dell’impegno pubblico.

Lubich utilizzava l’espressione “Castello esteriore”, per indicare la necessità di coniugare il silenzio mistico con la parola, con la pratica comunitaria della fede, con l’uscita nel mondo.

Si tratta di due aspetti fondamentali dell’azione di questa personalità straordinaria che ha saputo parlare un po’ a tutti: ai giovani e ai meno giovani, agli umili e ai potenti, ai paesi sviluppati e alle periferie, ai credenti e ai non credenti.  

Scrive in una pagina del 1967: “Noi dobbiamo accendere i focolari nel mondo più mondo, nella diaspora, in mezzo ai fratelli separati ed agli atei … È vero, abbiamo bisogno di cattolici ferventi per aver focolarini sicuri, ma poi il nostro posto è veramente nello spacco. Dio ci ha suscitato per questo e qui porteremo frutto e frutto abbondante”.