Dire il mondo come Dio

Illustrazione di Dianella Fabbri

Salva, o SIGNORE,

poiché non ci sono

più giusti…

Ciascuno mente

parlando con il

prossimo;

parla con labbro

adulatore e con

cuore doppio.

«Per l’oppressione

dei miseri,

per il grido d’angoscia

dei bisognosi,

ora mi ergerò», dice

il SIGNORE,

«e darò la salvezza

a chi la brama».

Le parole del SIGNORE

sono parole

pure,

sono argento raffinato

in un crogiuolo

di terra,

purificato sette volte.

(Salmo 12)

Angelo: ci sono momenti storici in cui sembra che solo un Dio ci possa salvare. Perché gli esseri umani sono tutti fuori gioco. Non c’è più nessun giusto in grado di ristabilire la giustizia e il mondo è nelle mani dei peggiori. Le Scritture d’Israele più volte narrano di situazioni estreme, di una storia allo sbando. In quello scenario di fine del mondo solo una voce prende le distanze dal sentire comune che ormai non avverte più lo scandalo, che si accoda e acconsente al governo dei peggiori. Voce di una coscienza critica destinata al fallimento perché impossibilitata ad invertire la rotta. Ma insieme al dramma per voce sola, la Bibbia fa udire il controcanto della voce divina. Come nella vicenda di Elia (1Re 19). Il profeta lamenta di essere rimasto solo, in mezzo a uomini che desiderano soltanto fargli la pelle. Dio non spende parola per ridimensionare la lettura tragica del suo profeta ma lo rimanda in quel mondo senza salvezza, in cui avrà modo ancora di operare; e a colui che si ritiene l’unico scampato al naufragio, non senza ironia, rivela che ci sono altri settemila giusti in Israele.

Lidia: è significativo questo accostamento tra la parola tragica dei protagonisti umani e la voce divina che mostra quanto nel dramma non risulta visibile. Significativo del realismo, che spinge la narrazione a non censurare nulla per mostrare il continuo riproporsi della scena dell’ingiustizia insieme alla parzialità del punto di vista umano, persino di quello profetico. Le Scritture sono un libro di denuncia della violenza che mette a morte il mondo e, insieme, libro che annuncia salvezze inimmaginabili. Questa polarità forma l’immaginario biblico che proclama la fine e, subito dopo, mostra un possibile nuovo inizio. È questa sapienza che l’orante testimonia contro la parola dei malvagi, definita come menzognera, adulatrice, strumentale. Una parola a metà, resa parziale dall’uso interessato e cinico. Una parola incapace di dire il mondo, poiché si accontenta di dare voce alla volontà di potenza che abita i cuori malvagi.

Angelo: l’intuizione del salmista che, in uno scenario di ingiustizia e di violenza, non si preoccupa di fare un resoconto dei misfatti ma si sofferma ad analizzare l’uso della parola, apre a noi che leggiamo un percorso di ricerca possibile per ritrovare la bussola della giustizia in un mondo che l’ha persa. Come diciamo il mondo? Che uso facciamo della parola? La griglia offerta dal salmo costituisce un buon punto di partenza. La lingua può mentire, dire il falso, usando la parola come strumento per raggiungere i propri obiettivi: un linguaggio strumentale che ama tramare nell’oscurità, incapace di sostenere la luce del giorno, dove si consuma l’oppressione e si ode il grido di disperazione. La lingua sa anche adulare con lusinghe altrettanto ingannevoli della menzogna: un linguaggio che lascia spazio alle emozioni, ma unicamente in funzione del proprio interesse, a differenza del Dio dalle viscere di misericordia, che per amore purifica per ben sette volte il suo parlare. La lingua dice il desiderio che ci muove: l’arroganza di chi vuole a tutti i costi prevalere o quell’essere-per gli altri che agisce per il loro bene.

Lidia: purificare il linguaggio come forma di resistenza all’ingiustizia, come gesto per operare la salvezza. Purificare il nostro modo di parlare in un mondo che ridicolizza chi non parla il pensiero unico dominante e pianifica un uso aggressivo e vincente della parola. Purificare il linguaggio alla scuola del Dio che parla e, parlando, dà forma al mondo, argina il male e promuove la vita buona. Purificare il linguaggio così che sappia dire l’ingiustizia ed insieme annunciare il Dio che si erge e che mostra all’orante che lo invoca che ci sono ancora persone che bramano salvezza nella storia. È proprio a loro che Dio desidera donarla. Purificare il linguaggio affinché sia lingua di desiderio e di resistenza. Solo un linguaggio divino ci può salvare.