Camineiro
631 pagine di scandalo e dolore

L’amore per la verità e il suo perseguimento, così come la realizzazione della giustizia e la solidarietà non sono belle bandiere al vento della propaganda per la raccolta di consenso. Sono bisogni iscritti nella vita dei poveri e delle vittime che attendono d’essere risarcite, ovvero saziate, per una dignità che è stata calpestata. Questo si legge nelle storie delle vittime degli abusi sessuali che si sono consumate nelle sacrestie, nelle case canoniche e nei campi scuola, col credito di una fiducia evidentemente malriposta e di una incisione nella mente che permane a vita, tutto questo è ancora più vero. Nel passato – remoto e recente – le autorità ecclesiastiche, vescovi in testa, hanno reagito con la rimozione dagli incarichi o, molto più frequentemente, con il semplice trasferimento a nuove responsabilità talvolta ugualmente rischiose per i nuovi destinatari. Oggi finalmente l’atteggiamento prevalente è di denunciare i fatti di cui si viene a conoscenza ma si evita di indagare su quelli precedenti, non si tentano risarcimenti di vita alle vittime, non si opera quella verità che si predica, ci si tura le orecchie rispetto al grido dell’anima ferita. Insomma, almeno dalle nostre parti si è scelta la politica del colpo di spugna sul passato e la tolleranza zero nel presente perché ce lo chiede il Papa. E poi anche perché in caso contrario scatterebbero le sanzioni anche sulle autorità che non hanno agito nel senso della denuncia. L’unica diocesi che finora ha tentato la strada dell’approfondimento e della riflessione è quella di Bolzano-Bressanone dove il vescovo Ivo Muser ha preteso una commissione d’indagine interamente composta da laici con l’incarico investigativo affidato allo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera, in Germania. Oggetto dell’indagine sono stati gli abusi perpetrati su minori e persone vulnerabili da sacerdoti della diocesi negli ultimi 60 anni (il primo caso preso in esame risale al 1964 e l’ultimo è del 2023). Le vittime censite sono 75, gli autori delle violenze e delle molestie 41, i casi portati alla luce 67. Non sono pochi! Il tutto raccolto in un dossier di ben 631 pagine. Ma a dimostrare che si è fatto davvero sul serio, vi è il caso numero 13. È la vicenda di un sacerdote già noto ai vertici diocesani perché negli anni Ottanta era stato segnalato per aver assunto condotte improprie nei confronti di minori. Nel decennio successivo lo stesso prete ricevette l’incarico di insegnare religione in una scuola elementare. Alla fine degli anni duemila vennero alla luce nuove violenze e abusi commessi dal prete, nel frattempo diventato parroco, a danno di alcuni dei bambini a lui affidati. Si è cercato di “neutralizzarlo” con incarichi nei quali non avesse diretto contatto con minori ma solo nel 2020 è stato definitivamente rimosso da ogni attività pastorale. Nel frattempo era stato nominato vescovo della diocesi proprio Ivo Muser che si è sottoposto a interrogatorio e ha ammesso le proprie responsabilità nel caso in questione accettando le annotazioni della Commissione. Come scrive Marco Marzano su Domani: “Il vescovo Muser, mostrando di voler distruggere il clericalismo non a parole e a slogan, ma nei fatti, ha ammesso che lui e la sua organizzazione sono umani come tutti noi, di aver sbagliato e di voler far tesoro di una lezione ricevuta non dai suoi capi, dal Papa o da qualche cardinale, ma da un gruppo di laicissimi scienziati”.